Il calderone della strega

Le herbarie e il giardino delle streghe

Tra le accuse rivolte alle streghe vi era anche la preparazione di intrugli diabolici, unguenti, polveri e filtri. Nel Pactus Alemannorum del VII secolo la strega è indicata come herbaria: questo dato etimologico evidenzia lo stretto rapporto tra la donna pratica di erbe e le presunte adepte di Satana. Gli inquisitori ritennero spesso che, dietro le pratiche iatromediche delle guaritrici di campagna si celassero oscuri rituali diabolici, atti a provocare sterilità, malattia e morti inquietanti e improvvise. 
Dopo il concilio di Trento si assiste a un fiorire di Constitutiones che regolamentavano l'attività terapeutica e l'uso delle erbe da parte di persone non appartenenti alla classe medica. Le fonti spesso ritraggono la strega come guaritrice, depositaria di rimedi arcani e misteriosi. Ad esempio nel Malleus maleficarum si equiparano alle streghe non solamente le erboriste, ma anche le levatrici: "Se si chiede come si può distinguere tra rimedi leciti e illeciti, dal momento che le guaritrici affermano di operare con certe orazioni e con applicazioni di erbe, si risponderà che è una cosa facile, purché si inquisisca con diligenza. Infatti, esse devono necessariamente nascondere i loro rimedi superstiziosi, per non essere arrestate ed anche per poter irretire più facilmente le menti dei semplici; per questo insistono sulle parole e sulle applicazioni di erbe (...) il numero di queste streghe levatrici è così grande, che dalle loro stesse confessioni si è scoperto che non esiste villaggio dove non se ne possa trovare una...” […] le streghe ostetriche in diversi modi uccidono nell'utero i concepiti, provocando l'aborto e, se non fanno questo, offrono ai diavoli i bambini appena nati" (Questione XI). Non sono affatto infrequenti i processi per stregoneria intentati a guaritrici, come ad esempio quello che coinvolse Bellezza Orsini, la strega di Colle Vecchio (Perugia), che, nel 1540, durante il processo, si definì sempre guaritrice e pratica delle cure erboristiche: la sua attività però fu interpretata dagli accusatori come volta a far ammalare e morire la gente, anche se la testimonianza riportata negli atti del processo è inequivocabile. "Io curo e medico ogni male, ogni infermità. So guarire il mal francese, ossa rotte, chi soffrisse per qualche ombra cattiva e molte altre infermità. Io non sono strega, e medico ogni cosa e mi servo del mio olio fiorito (...) io possiedo un libro di cento e ottanta carte dove stanno tutti i segreti del mondo, buoni e cattivi. Con quello ho imparato ed insegnato ad altri e imprestatolo anche a grandi maestri e signori”. È oltretutto evidente che Bellezza Orsini non era una povera contadina illetterata, ma sapeva leggere e possedeva un libro, cosa rarissima tra le guaritrici di campagna. Eppure, nemmeno questo è servito a salvarla…
La pratica medica, vietata agli ebrei e ai chierici, era severamente proibita anche alle donne; pertanto con queste manovre repressive il potere centrale, maschile e fallocratico, pose fuori gioco le donne d’erbe, accentuando i lati più oscuri della loro attività e accusandole di legami con il culto del demonio.
E così, quando si intensificò la caccia alle streghe, la persecuzione finì per coinvolgere anche "le guaritrici popolari, le conciaossa, le levatrici non patentate, le mammane, le botaniche. Il connubio implicito tra medicina popolare e magia fu sancito esplicitamente dalle autorità ecclesiastiche una volta per tutte. Le donne che accorrevano nelle case contadine a portare soccorso in caso di malattia o di disgrazia, nei parti, nei funerali, in tutti i momenti cioè di rischio e di pericolo per il gruppo, furono condannate e bruciate a centinaia, accusate di stregoneria e di patto col diavolo" (C. Gatto Trocchi, La medicina popolare, Roma 1983, pag. 14).
Eppure, anche ai giorni nostri, le guaritrici di campagna sono una realtà, se pur sommersa, ancora viva e vitale. A tal proposito rimando al capitolo sul curarsi wicca.
Le streghe erano accusate di profanare le tombe per procurarsi ossa umane per fabbricare unguenti e polveri magiche; "cuocere" bambini rapiti per ottenere grasso per unguenti; mescolare alle polveri ottenute ingredienti misteriosi, animali simbolicamente negativi quali rospi, rettili, pipistrelli ecc.; avvelenare uomini e animali; causare la sterilità a donne e uomini; danneggiare raccolti. Se è evidente che ossa di morti, grasso di bambini, pelle di rospo, ecc., sono frutto di invenzioni, non è da escludere l’uso, da parte delle streghe, di sostanze naturali con effetti allucinogeni.
Secondo alcuni studiosi di scienze sociali l’uso di vegetali con proprietà neuropsicoattive, potrebbe avere determinato le visioni delle streghe, o il senso del volo. Infatti, l'ingerimento ad esempio di segale cornuta determinava visioni con dilatazione degli spazi, colori accentuati, distorsione delle figure, causate da un composto dell'acido lisergico dietilamide, presente nella segale cornuta, che produce effetti molto simili all'LSD. Questa caratteristica del cereale era dovuta ad un parassita, la Claviceps purpurea, un fungo che in determinate condizioni atmosferiche si radicava sulla segale. L’assunzione della farina contaminata determinava l'ergotismo, con devastanti effetti fisici e psichici, che spesso colpivano persone al di fuori del mondo delle streghe, però non possiamo escludere che queste usassero scientemente erbe “di potere” in grado di procurare loro segni profetici e visioni. Ad esempio il consumo di funghi quali l’amanita muscaria, quel fungo con grande cappella rossa cosparsa di punti bianchi, potevano produrre effetti allucinatori. La più antica documentazione sull’Amanita muscaria giunge da alcune incisioni rupestri siberiane, risalenti a circa 3.000 anni fa; inoltre vi sono rapporti etnografici dei secoli scorsi che ne documentavano l’impiego, confermando una continuità storica che, dalle profondità della preistoria, raggiunge i nostri giorni.
Si tenga conto che “l’Amanita muscaria, il fungo allucinogeno per eccellenza, ha influenzato, se non addirittura fondato, sistemi di credenze e pratiche religiose, in particolare quelli a carattere sciamanico, in Europa, in Asia e in America” (G. Samorini, Gli allucinogeni e il mito, Torino 1995, pag. 106). Infatti, l’ingestione dell’Amanita muscaria produce uno stato di ebbrezza che “sviluppandosi in diverse fasi, passa dall’euforia e dalla voglia di ballare e di cantare, a dimensioni allucinatorie e visionarie, sino a dissolversi in un profondo sonno. Effetti piuttosto comuni sono l’iniziale  fase di euforia e di loquacità, e fenomeni di macropsia (capacità di ingrandire quanto di osserva. n.d.a.) nella fase visionaria” (G. Samorini, Gli allucinogeni e il mito, Torino 1995, pag. 108).
Molte persone mi hanno chiesto come realizzare un giardino magico. Premetto che ogni giardino è magico di per sé. Ma se vogliamo creare uno spazio simbolico che ci ricordi il nostro essere streghe, dobbiamo procurarci alcune piante particolari. 
Le piante magiche sono centinaia, molte sono endemiche in Italia, però molti aspetti del loro uso rituale è andato perduto nel tempo visto che la stregoneria non aveva una tradizione scritta. Ecco un elenco delle piante che presumibilmente o certamente rientravano negli unguenti e nelle pozioni delle streghe.
Alcune di queste piante venivano coltivate negli orti o davanti alla porta di casa come difesa dalle accuse di stregoneria ed erano sostanzialmente l'artemisia e il rosmarino. Ma anche aglio, basilico, prezzemolo e menta venivano considerate protettive e apotropaiche.
Altre invece sono stigmatizzate come erbe usate nella fabbricazione degli unguenti per volare o come ingredienti di fatture e filtri e sono, essenzialmente, la belladonna, l'aconito, la mandragora, lo stramonio e il giusquiamo.
Nel mondo pagano le divinità hanno sempre abitato le piante, che sono divenute vere e proprie dimore degli dèi. Nel corso del tempo questi dèi sono diventati protettori delle specie che li ospitavano. Ad esempio al mondo greco e romano ad ogni dio è associato un fiore o un'erba, e questa credenza si ritrova anche nel mondo cristiano: sant’Antonio ha come emblema il giglio, santa Rita la rosa, ecc. 
Le piante magiche hanno spesso attinenza con le divinità femminili, in particolare Diana, Cerere, Demetra, ma soprattutto la Grande Dea Madre Terra, la Bona Mater. 
Le adepte di queste dee, le streghe, sono chiamate in alcuni testi classici, dominae herbarum, signore delle erbe, per la loro fine conoscenza dei principi attivi vegetali, del momento propizio per la raccolta ed il metodo di preparazione.  
Alcune piante considerate da sempre legate alla stregoneria, secondo alcuni studiosi, venivano usate per il volo, appartengono alla famiglia delle solanacee e hanno effettive potenzialità allucinogene. Tutte queste piante sono presenti nella mitologia, ad esempio l'atropa belladonna prende il nome da una delle tre Parche, Atropo appunto, che aveva il compito di tranciare il filo della vita umana. Il termine belladonna invece deriva dall'uso che ne facevano le donne veneziane per dilatare la pupilla e quindi rendere gli occhi più luminosi e grandi. Ancora oggi l'alcaloide atropina viene usato in oculistica per fini diagnostici. "Nel 1960 uno studioso dell'università di Gottingen, Will Erich Peukert, servendosi di una ricetta tratta dal Magia Naturalis di Giambattista Della Porta, preparò un unguento principalmente a base di belladonna e riferì di aver avuto tutte le visioni e le sensazioni descritte dalle streghe partecipanti al Sabba. «Abbiamo avuto sonni terribili. Prima apparvero ai miei occhi in degli oggetti orribili, delle facce dilaniate; poi improvvisamente ebbi l'impressione di volare per l'aria. Il volo fu interrotto da un'improvvisa caduta sulla terra. L'ultima parte del sogno mi parve una festa orgiastica con strani e grotteschi personaggi e animali»" (Anna Lisa Cantelmi, Herbaria e le piante per volare, in Altrove n. 9, giugno 2002, pag. 22).  
L'aconito pare invece sia nato dalla bava di Cerbero, il mostruoso cane con tre teste guardiano della porta degli inferi, che fu portato sulla terra da Ercole nel corso della sua dodicesima fatica. Akòne in greco significa pietra e i contadini greci sostenevano che questa pianta fosse capace di resistere alle pietre più dure. La dea Ecate scoprì questa pianta e la usò per trattenere i forestieri che capitavano nella sua dimora nel mondo sotterraneo. Essendo Ecate la dea delle streghe, ben presto l'uso dell’aconito divenne diffuso tra le sue adepte. Secondo alcuni studiosi le streghe si cospargevano il corpo con un unguento a base di aconito in modo da poter volare fino al Sabba. In realtà questa pianta è molto velenosa, infatti, veniva spesso usata per giustiziare i criminali e un unguento a base di aconito veniva spalmato sulle spade e sulle frecce per uccidere i nemici che rimanevano anche solamente feriti. I contadini sono soliti chiamare questa pianta strozza lupo, infatti, spesso buttavano pezzi di carne cosparsi di aconito intorno agli ovili e alle stalle e per avvelenare i lupi che avessero tentato di assaltare le greggi.
Altra pianta significativa è la mandragora, sacra ad Ecate, che fin dall'antichità è stata considerata molto potente e quindi erano necessari alcuni accorgimenti rituali per la sua raccolta. Ad esempio Teofrasto sostiene che questa pianta emette un odore velenoso, quindi è necessario raccoglierla sotto vento. La particolare conformazione di questa pianta evoca il corpo umano, completo di genitali, ed è sempre stata considerata afrodisiaca. Sempre Teofrasto ci informa che uno dei nomi attribuiti ad Afrodite era Mandràgorìtìs. Un altro nome della mandragora riportato da Dioscoride è Kirkàia, ovvero erba di Circe. Questa pianta contiene potenti alcaloidi, che possono far aumentare le pulsazioni cardiache producono effetti di eccitazione psicomotoria e psichica, allucinazioni, manifestazioni di riso convulso, stati deliranti.  
"Che fosse considerata un'erba delle streghe lo confermano molti processi, di cui il più celebre è quello contro Giovanna d'Arco dove all'articolo 7 del suo capo di accusa si diceva: "La detta Giovanna ebbe costume talvolta di portare una radice di mandragora nel seno, sperando tramite questo mezzo di avere buona sorte, e ricchezza e cose temporali; ella affermò che questa mandragora aveva questa virtù o effetto" (Anna Lisa Cantelmi, Herbaria e le piante per volare, in Altrove n. 9, giugno 2002, pag. 27).
Secondo una diffusa credenza la mandragora nasce dallo sperma che cade al suolo sotto la forca che è servita per giustiziare un innocente.
Un'altra erba particolarmente velenosa, considerata ingrediente fondamentale nella farmacia delle streghe, è il giusquiamo. Questa pianta contiene molti alcaloidi, tra i quali la scopolamina, che causa la perdita del controllo sulla propria mente. I Celti la consideravano sacra al dio Belenus, infatti, la chiamavano Beleonuntiam. Secondo alcuni studiosi questa erba veniva usata dalle sacerdotesse che la raccoglievano grazie ad una vergine la quale, una volta trovata la pianta, doveva tornare camminando all'indietro. Che il giusquiamo sia molto velenoso è risaputo: addirittura veniva somministrato ai condannati a morte per affrettare l'esecuzione. Esistono diversi tipi di giusquiamo: quello nero provoca un delirio e a volte veniva usato dalle pitonesse per cadere nello stato profetico. Ovviamente, secondo gli inquisitori, questa pianta veniva usata per evocare il diavolo.
Infine lo stramonio pare comparisse sulle tavole del Sabba poiché era un cibo demoniaco. Addirittura si ritiene che basti possedere una pianta di datura per far perdere di credibilità a una persona, che viene immancabilmente bollata come strega. Anche questa pianta pare fosse data ai condannati a morte per togliere loro parte della sensibilità e quindi farli soffrire di meno. Secondo il Dalla Porta il seme dello stramonio polverizzato e sparso sui cibi può fare impazzire chi ne mangia. Ancora oggi alcuni sciamani del centro America usano lo stramonio per cadere in trance ed entrare in contatto con gli spiriti degli antenati, anche se bisogna stare molto attenti perché è facile scivolare nella pazzia e persino morire. 
È assolutamente necessario comprendere che si tratta di piante pericolose, che presentano gradi anche elevati di tossicità e alcune possono essere mortali, quindi il mio consiglio è di evitare assolutamente di fare esperienze di viaggi e di voli, ingerendo parti di queste piante, perché si rischia veramente tanto. Le piante contenenti sostanze capaci di interferire con il metabolismo degli organismi viventi sono molto numerose. Tuttavia quelle realmente pericolose per l’uomo e per gli animali sono relativamente poche e, fortunatamente, sono ancora meno quelle in grado di provocare la morte. La maggior parte delle piante considerate velenose in base ai loro principi attivi, in realtà, sono pericolose solo se ingerite in grosse quantità. Ciò che rende velenosa una sostanza, il più delle volte è la dose. È comunque sempre bene non sperimentare ciò che non si conosce a fondo.
Se vogliamo possiamo piantare nel nostri giardino le erbe che comunemente vengono citate nei verbali dei processi inquisitoriali, e che quindi sono legate alla stregoneria per tradizione. 
Ma le streghe non avevano solamente erbe velenose, anzi. Essendo donne d’erbe, curatrici e profonde conoscitrici del potere delle piante, sicuramente si servivano di molte specie, sia selvatiche che coltivate, che possiamo piantare nel nostri giardino per avere assieme una sorta di farmacia naturale per il corpo e un libro per meditare.

A cura di Laura Rangoni