La religione degli antichi Germani
Le principali fonti delle nostre conoscenze relative alla religione dei Germani
sono: le cronache degli autori latini (soprattutto la "Germania"
di Tacito, scritta nel 98 d.C.); le "Vitae" dei missionari, redatte
a cavallo tra l'epoca del Basso Impero e l'Alto Medioevo; le composizioni
islandesi denominate "Edda poetica" (raccolta anonima di carmi risalenti,
probabilmente, al IV-V secolo, ma compilata nella seconda metà 88 del
XIII secolo d.C.) e "Edda in prosa" (composta da Snorri Sturluson
verso il 1220 circa); le poesie degli scaldi, basate sul patrimonio comune
germanico e caratterizzate dall'uso delle così dette "kenningar"
(1) (IX-XIV sec.); e, infine, le celebri saghe norrene (scritte nei secoli
XII-XIII), racconti eroici, unici nel loro genere, che si pongono alla base
del romanzo moderno. A questo elenco si può aggiungere le "Gesta
Danorum" di Sassone Grammatico, opera stilata tra il XII e il XIII secolo,
ma si tratta di materiale fortemente rielaborato e razionalizzato. Altre fonti
sono le genealogie dei re norvegesi; le cronache degli insediamenti vichinghi
in Islanda e Groenlandia; i reso conti di viaggiatori non scandinavi, come
l'arabo Ibn Fadlan; gli autori cristiani, come Adamo di Brema; nonché
i toponimi, la numismatica, le ballate popolari, l'iconografia.
Le fonti classiche costituiscono un primo determinante approccio per lo studio
della religione antico-germanica. Autori come Cesare, Plinio, Tacito si occuparono
delle popolazioni abitanti al di là del Reno, che premevano sul limes
imperiale. Nondimeno, tali fonti, quando elencano le divinità germaniche
lo fanno per il tramite della così detta "interpretatio romana"
, ossia sovrapponendo i nomi degli dei di Roma a quelli locali. Si genera,
in tal modo, il problema dell'individuazione delle divinità locali
"nascoste" sotto tale strato e che, spesso, è tutt'altro
che certa. Il processo di identificazione si fonda sul confronto delle funzioni
ascritte agli dei in questione, del materiale iconografico, nonché
delle corrispondenze nella scelta dei nomi dei giorni della settimana(2).
In un celebre passo, Tacito ("Germania", 9) indica quattro principali
divinità: Mercurio, Ercole, Marte, Iside. Mercurio, scrive Tacito,
è sopra tutti gli dei e a questi si immolano vittime umane. Egli, dunque,
è identificabile con *"Wodanaz" (antico nordico Odhinn, antico
inglese Woden, antico tedesco Wuotan). L'associazione tra Mercurio, che non
è certo il più importante degli dei greco-romani, e Wodanaz
nasce dal fatto che entrambi presentano un aspetto decisamente oltretombale.
E' nota, infatti, la funzione di accompagnatore dei morti riservata a Mercurio,
così come è altrettanto noto che a Wodanaz era affidata la cura
dei guerrieri caduti in combattimento. Altre motivazioni per associare i due
dei poggiano sull'iconografia: nelle raffigurazioni, a Wodanaz sono attribuiti
la lancia e il cappellaccio, e a Mercurio il pètaso (cappello a falda
larga) e il caduceo (bastone alato con due serpenti attorcigliati). Un'altra
conferma si trova nella struttura dei giorni della settimana, cioè
nella corrispondenza del "dies Mercurii" con il giorno di Wodanaz
(inglese Wednesday, olandese Woensdag, antico scandinavo Odhinsdagr). I Germani,
continua Tacito, placano Ercole e Marte immolando animali. Marte è,
generalmente, identificato con il dio *"Teiwaz" (antico nordico
Tyr), come prova la corrispondenza tra il giorno di Marte e il giorno di Teiwaz
(inglese Tuesday, antico frisone Tiesdei, ecc.). Ercole, a sua volta, in un
primo tempo, fu identificato con *"Thuranaz" (antico nordico Thórr,
antico sassone Thunar) in forza delle armi, la clava e il martello, con le
quali sono sempre raffigurati entrambi. Tuttavia, in seguito, Ercole sarà
sostituito da Giove, in quanto il martello di Thuranaz simboleggia la folgore
e, dunque, è più vicino all'arma per eccellenza del dio supremo
dei greci e dei romani. La nuova relazione sarà ribadita dal collegamento
tra il giovedì, giorno di Giove e il giorno di Thuranaz (inglese Thursday,
tedesco Donnerstag, ecc.). L'ultima divinità citata dal grande storico
romano è Iside la quale, ovviamente, non è una dea romana, (tanto
è vero che lo stesso Tacito suppone che i Germani potessero averne
appreso il culto da contatti con altri popoli). Essa potrebbe essere identificata
con Nerthus, dea della fecondità, di cui Tacito parla in seguito ("Germania",
40), e alla quale, nella settimana germanica, era consacrato il venerdì
(Friday in inglese, Freitag in tedesco), e, cioè il giorno di Venere
appunto. Ma l'effettivo ruolo e la giusta collocazione di questa dea sono
molto vaghe. I dati relativi alla religione germanica più antica si
riducono a poche altre affermazioni: il mito delle origini dei Germani dal
dio Tuistone, nato dalla terra, e di suo figlio Manno, dal quale sarebbero
nate le stirpi degli Ingevoni, degli Erminioni e degli Istevoni ("Germania"
, 2), mito in genere spiegato tramite la comparazione con modelli dell'India
vedica(3); l'esistenza di una classe sacerdotale dedita all'esecuzione dei
rituali, all'interpretazione dei presagi, alla persecuzione dei rei ("Germania"
, 7), ma non avente di certo lo stesso peso che avevano, per esempio, i druidi
in Gallia; il culto delle Madri, divinità femminili, concepite a gruppi
di tre e mai separate, la cui funzione è di protezione e tutela, e
le cui tracce si possono ancora scorgere nel folklore popolare (si pensi alle
fate delle fiabe).
Appare evidente che il quadro di riferimento della religione germanica arcaica
sia piuttosto scarso. Occorre arrivare all'epoca medievale, e, specificamente,
ad un ambito geografico più propriamente nordico (ma etnicamente affine)
per avere testimonianze più sicure e più sostanziose, e cioè
alla Scandinavia dei secoli XI-XII.
Gli dei principali nordico-germanici
I maggiori dei sono suddivisi in due grandi gruppi: gli Asi e i Vani, dove
la distinzione segnala una differenza di carattere funzionale, essendo i primi
associati alla sovranità, al diritto, alla guerra, i secondi alla fecondità
, alla pace. Gli Asi sono gli dei sovrani. Essi dimorano in Asgard (recinto
degli Asi), una fortezza celeste situata al centro del mondo cui si accede
attraverso il ponte dell'arcobaleno, "Bifröst" , perennemente
sotto la minaccia dell'assalto dei giganti, i nemici mortali degli dei, rappresentanti
delle forze del male, del caos, dell'oscurità.
Odino è il dio più importante fra gli Asi. Il suo nome è
connesso alla radice indouropea *Wat, nella quale è espresso il concetto
di ispirazione e furore e che si ritrova nel latino vates , nell'antico irlandese
faith (veggente), nel gotico *wots (furente, posseduto). L'ispirazione si
lega al suo rapporto specifico con l'arte poetica, la parola ispirata e la
saggezza, mentre il furore si pone in relazione con la guerra. Egli è,
contemporaneamente il dio dei vivi e dei morti e può essere benigno
o malevolo, positivo o negativo. Nei miti della creazione è detto che
Odino conferì agli uomini "spirito e vita", egli è
pertanto il padre degli uomini e degli dei. Egli, in particolare, è
il padre di tutti coloro che cadono in battaglia. Costoro vengono accolti
nella Walhalla , la sala degli eroi, sono chiamati Einherjar (prescelti),
e lo accompagneranno nella battaglia cosmica finale che porrà termine
al mondo, dopo la quale ricomincerà un nuovo ciclo.
Tyr appartiene anch'egli alla stirpe degli Asi. Si tratta di un dio di grande
importanza del quale però si sa pochissimo. Il suo nome deriva dall'indoeuropeo
*Déiwos , "dio", e, probabilmente, era identificato come
la divinità suprema del cielo. Nell'"interpretatio" romana
egli viene inteso come Mars . Suoi attributi sono il coraggio e la saggezza
che lo mettono in relazione, rispettivamente con la guerra e con la pace di
cui è garante. Egli, infatti era la divinità che presiedeva
l'assemblea, il Thing . Tyr è monco, suoi paralleli indoeuropei sono,
come ha dimostrato Dumézil, il celta Nuada e il romano Muzio Scevola.
Heimdallr è il guardiano degli dei. Egli siede ai limiti del cielo,
presso il ponte Bifröst. Heimdallr 6 dotato di vista e udito finissimi
per poter scorgere gli attacchi dei giganti. Egli è il garante dell'equilibrio
cosmico, tanto è vero che il suo avversario diretto è Loki,
figura che, viceversa, incarna la costante minaccia all'ordine del mondo.
Heimdallr sorveglia l'ordinato svolgersi del ciclo cosmico e conosce con esattezza
quando verrà la fine del mondo. In quel drammatico frangente, egli
si ergeràe soffierà nel corno "Giallarhorn", il cui
suono si sente in tutti e nove i mondi della cosmologia nordica, chiamando
gli dei alla battaglia.
Thor è il dio del tuono e come tale antichissimo. La sua figura trova
confronti indoeuropei in Indra per gli indiani, Taranis per i celti e Jupiter
per i romani. La sua presenza si fa sentire attraverso il tuono e il lampo,
rappresentando quest'ultimo sia il potere sovrano, creatore, legato alla fertilità,
che il potere distruttore. Thor svolge una funzione di tutela degli dei e
degli uomini.
Baldr, figlio di Odino e di Frigg, sposo di Nanna. Snorri lo descrive come
il migliore degli dei, bello e luminoso, saggio ed eloquente. La sua essenza
è quella di un principio della luce. Baldr è destinato a morire
in circostanze tragiche a causa della malizia di Loki, ma rinascerà
per presiedere alla nuova era che seguirà il Ragnarokk .
Loki è una figura singolare tra gli dei ed è dotato di una grande
ambivalenza. Egli, in taluni miti è il compagno di Odino e Thor, e
spesso gli dei si traggono d'impaccio grazie alla sua astuzia e alla sua abilit\à.
In altri, invece, Loki è colui che attenta all'ordine cosmico, un ingannatore
maligno e temibile. Sebbene appartenga agli Asi, egli genera creature mostruose.
Dalla sua unione con la gigantessa Angrboda nascono tre figli: Hel, guardiana
del regno dei morti, Fenrir, il grande lupo, e il serpente che giace nell'oceano,
le cui spire avvolgono tutta la terra. Egli è presente nei miti più
antichi per sottolineare come il male abbia origine al principio stesso del
mondo. Il suo atto più efferato è aver provocato la morte di
Baldr. Per tale colpa è catturato dagli dei e incatenato a tre massi
mentre un serpe velenoso è legato sopra di lui, così che il
veleno gli gocciola sul volto. Loki si libererà solo alla fine del
mondo allorché capeggerà le forze del male nel Ragnarokk.
Njordr fa parte dei Vani edè il padre di Freyr e di Freya. Egli governa
il vento, il mare e il fuoco, ed è il protettore dei viaggi di mare
e della pesca. Il suo nome risale alla radice *Nertu - che contiene l'idea
della forza vivificante e procreatrice. Nell'"interpretatio" sarebbe
dunque da intendere come la dea Nerthus ponendo il problema, che rimane tuttora
aperto, dell'identità sessuale di questa divinità.
Freyr è il dio della fecondità e ha potere sulla pioggia e sul
sole. Inoltre governa le ricchezze degli uomini (tra i suoi appellativi vi
sono: "dio dell'abbondanza" e "dispensatore di ricchezza").
Il suo nome significa "signore". Egli dimora in "Alfheimr",
il paese degli elfi, uno dei nove mondi della geografia nordica. Freyr èstato
identificato con Yngvi, il progenitore, secondo Tacito, della tribù
degli "Ingaevones" da cui deriva, per Snorri, la grande stirpe dei
re norvegesi degli "Ynglingar".
Freya è la dea dell'amore, della fertilità e della lussuria.
Ella è anche in relazione con la guerra e le spettano la metà
di caduti in battaglia (l'altra metà tocca ad Odino). E' maestra di
magia, arte che si lega a pratiche sessuali, e, per la sua bellezza, è
oggetto del desiderio dei giganti.
Il Ragnarokk (fato degli dei)
Nella concezione germanico-nordica il tempo ha un carattere ciclico. Il presente
si regge sul difficile bilanciamento di forze contrapposte (gli dei contro
le forze del caos, cioè i Giganti e i mostri), destinate a scontrarsi
in una lotta finale che darà anche origine a un nuovo ciclo di vita.
La fine del mondo annuncia anche, inesorabile, il fato degli dei. Il mito
racconta che dapprima vi sarà un inverno aspro e terribile. Faranno
seguito altre tre lunghe stagioni fredde senza soluzione di continuità,
durante le quali vi saranno guerre, assassinii, sacrilegi. Nel cielo si vedranno
eventi inequivocabili: il lupo Sköll ingoierà il sole, il lupo
Hati la luna, le stelle scompariranno, ecc. I mostri saranno liberi: Fenrir
uscirà dalla sua tana con le fauci spalancate, sbuffando fiamme dalle
narici e dagli occhi, e il serpente di Midgardr si leverà dall'oceano,
provocando alluvioni e maremoti. Il cielo si spaccheràe le potenze
del male daranno l'assalto alla dimora degli dei. Davanti a tutti vi sarà
Surtr, il demone di fuoco, quindi Loki, i giganti di ghiaccio e i demoni infernali.
Costoro oltrepasseranno Biföst , che si frantumerà al loro passaggio.
Heimdallr soffierà il suo corno e gli dei indosseranno l'armatura,
accingendosi alla battaglia, seguiti dagli "Einherjar". Un destino
di morte attende gli dei; nondimeno essi, risolutamente, vi marceranno incontro
("fatalismo attivo"). Odino sarà davanti a tutti. Egli si
scontrerà col lupo Fenrir che lo ingoierà, prima di soccombere
a sua volta, ucciso da uno dei figli di Odino, Vi\darr, il quale gli conficcherà
la spada in gola fino al cuore. Thor combatterà col serpente e riuscirà
ad ucciderlo, ma morrà subito dopo a causa del veleno di questi. Freyr
lotterà con Surtr e cadrà anch'egli. Il cane infernale, Garmr,
affronterà il dio T yr e moriranno entrambi, così come Loki
e Heimdallr. Quindi, Surtr appiccherà il fuoco, distruggendo tutto
eccetto taluni luoghi dove saranno radunati i morti (da una parte i buoni
e da un'altra i malvagi, secondo una concezione che ha, probabilmente, subito
degli influssi cristiani). Quando il fuoco avrà arso ogni cosa, vi
sarà un nuovo inizio. La terra riemergerà dalle acque, nuovamente
verde e fiorente. Un nuovo sole splenderà nel cielo. Gli dei sopravvissuti,
i figli di Odino Vidarr e Vali, i figli di Thor, Baldr tornato dagli inferi,
daranno inizio ad una nuova stirpe divina e, da un uomo e una donna, avrà
inizio una nuova generazione umana. Tuttavia il tenebroso drago Nidhöggr
solcherà i cieli, segno che la rigenerazione del mondo non significa
la rottura dell'equilibrio tra forze opposte né la definitiva scomparsa
del male.
Stefano Giuliano